sabato 1 luglio 2023

Scuola e baseball - Considerazioni generali

Il torneo estivo di Kōshien e le eliminatorie di luglio rappresentano la competizione giovanile più aperta e accessibile nell'intero panorama sportivo giapponese. Ogni scuola, anche la meno conosciuta, ha la possibilità di partecipare e teoricamente sperare di arrivare alla finale. Tuttavia, purtroppo, l'idea di una scuola sconosciuta che raggiunge la finale è diventata così remota da sembrare possibile solo all'interno di un manga. Nonostante ciò, il motto sembra essere "una chance per tutti", e questo è ciò che rende il torneo estivo estremamente affascinante.

Il Kōshien estivo è un'ardua e spietata competizione che non concede alcuna pietà e ti elimina al primo errore. È proprio questo aspetto drammatico che aggiunge un fascino unico al torneo e lo rende un appuntamento sportivo imperdibile durante la lunga e calda estate giapponese. Questa sfida intensa è la ragione per cui i giapponesi preferiscono il torneo estivo rispetto a quello più esclusivo che si tiene in primavera.

Iniziamo con alcune considerazioni generali per avere una panoramica chiara. La fase finale del torneo si svolge allo stadio Kōshien, sede del club di baseball professionistico degli Hanshin Tigers, e coinvolge 49 squadre: una per ogni prefettura giapponese, più una squadra supplementare per Tōkyō e Hokkaidō. Un chiarimento importante è che lo stadio Kōshien si trova a Nishinomiya, nella prefettura di Hyōgo, e non ad Ōsaka come molti credono. Le eliminatorie iniziano a fine giugno, tradizionalmente con l'avvicinarsi della stagione delle piogge. Il torneo ha inizio a Okinawa, seguito da quelli delle altre prefetture che si svolgono fino all'ultima settimana di luglio.

Una volta completate le eliminatorie regionali e con l'arrivo del caldo afoso, durante la prima settimana di agosto tutte le scuole qualificate si riuniscono nel Kansai (l'area di Ōsaka) per partecipare alla cerimonia del sorteggio che determinerà gli incontri del primo turno. L'8 agosto di solito si tiene la cerimonia di apertura al Kōshien, seguita dal match inaugurale, dando così il via a due settimane di passione sportiva.

Il Giappone è diviso in 47 prefetture, e ognuna di esse organizza il proprio torneo eliminatorio. La maggior parte di queste prefetture ha almeno un paio di squadre competitive che hanno la possibilità di vincere le eliminatorie regionali e presentarsi regolarmente al Kōshien. Possiamo fare un paragone con il calcio italiano, dove al massimo tre o quattro squadre possono ambire allo scudetto ogni anno. In Giappone, invece, ci sono circa un centinaio di squadre in lizza. Alcune prefetture potenti come Tōkyō, Saitama, Hokkaidō, Ōsaka, Chiba, Yokohama, Hyōgo, Fukuoka e Aichi, possono schierare anche una decina di squadre di alto livello.

Il torneo estivo di Kōshien è aperto a oltre quattromila scuole, anche se la maggior parte di esse appartiene a un livello medio-basso e viene eliminata progressivamente nelle prime fasi. Tuttavia, sulla carta, qualsiasi scuola che resta nel restante venti per cento delle partecipanti potrebbe teoricamente vincere. Pertanto, indovinare il vincitore è quasi un terno al lotto. Inoltre, è importante considerare il fatto che i partecipanti non sono giocatori professionisti, ma studenti liceali che devono conciliare la carriera scolastica con quella sportiva. Queste variabili rendono il torneo estivo di Kōshien una competizione unica e coinvolgente nel panorama sportivo giapponese.

Nel baseball giovanile giapponese, ci sono due aspetti fondamentali per ottenere buoni risultati alle eliminatorie: l'approccio emotivo al torneo e la capacità di mantenere la concentrazione nei momenti cruciali. Spesso, solo il fatto di arrivare al Kōshien è considerato una vittoria, indipendentemente dall'esito delle finali. Nelle competizioni locali, battere i rivali di sempre alle eliminatorie regionali può essere ancora più soddisfacente rispetto a proseguire nel torneo e affrontare scuole sconosciute provenienti da altre prefetture. Questa è la ragione per cui molti club giungono quasi esausti alle finali di agosto, avendo già speso tutta l'adrenalina durante le intense eliminatorie.

Per gli studenti di terzo anno, la sconfitta nel torneo estivo di baseball rappresenta un crocevia simbolico che segna la fine dell'estate, della stagione sportiva e, con essa, il termine della loro esperienza liceale. In pratica, è il tramonto del loro seishun, cioè della loro giovinezza.

Come già accennato, di norma i piccoli club vengono eliminati subito nei primi turni delle eliminatorie, spesso subendo umilianti "called game" (partite interrotte per manifesta inferiorità). A memoria, l'ultima volta che una scuola considerata meno quotata si qualificò per il Kōshien risale al 1992, quando il liceo Shūmei vinse le eliminatorie di Saitama, iscrivendo al torneo un club composto da soli ventuno atleti! Giunto al Kōshien, lo Shūmei venne sommerso di punti ed eliminato già al primo turno (11-3 contro il possente Tenri di Nara), ma rappresentò comunque un esempio romantico di scuola meno quotata che raggiunse la celebrità partendo da zero. Un soggetto perfetto per una sceneggiatura di un manga di Mitsuru Adachi.

Passiamo ora ai cosiddetti "squadroni" del baseball liceale. Queste scuole sono spesso private e danno grande importanza all'aspetto sportivo, concentrando risorse finanziarie ed energie nei club del doposcuola, seguendo un modello simile a quello di alcuni college americani. Le eventuali vittorie servono a stimolare altri studenti con il miraggio di una brillante carriera sportiva e di conseguenza, aumentano le entrate e il prestigio della scuola.


Al fine di rafforzare i loro club sportivi, questi istituti superiori cercano di reclutare gli studenti più promettenti dalle scuole medie, talvolta facendo promesse allettanti ai genitori. In questi casi, il consiglio dell'allenatore conta molto ed è spesso un ex-giocatore, una vera e propria vecchia volpe che ha esperienza nel baseball e sa valutare immediatamente il potenziale di un giovane atleta. A volte, nemmeno questa valutazione è necessaria, perché se il ragazzo è un campioncino, avrà tutto l'interesse ad iscriversi a una scuola forte e finire subito sotto i riflettori.

Ogni anno, i club di baseball delle scuole più forti possono vantare oltre cento iscritti, distribuiti nei tre anni di corso (senpai del terzo anno, kohai del secondo anno e matricole del primo anno). Di questo gruppo di atleti, soltanto nove verranno selezionati per scendere in campo come titolari, altri nove saranno in panchina come riserve, mentre tutti gli altri dovranno restare... a guardare. Solo diciotto fortunati su cento avranno la possibilità di partecipare attivamente alla competizione.

Di solito, le rigide regole gerarchiche e tradizionali impongono all'allenatore capo di schierare i ragazzi del terzo anno, ovvero gli allievi con maggiore esperienza che si sono guadagnati la posizione con il duro lavoro. Questi giocatori, sulla carta, dovrebbero fornire maggiore affidabilità al team.

Per una matricola, a meno che non sia un talento eccezionale, diventare titolare già dal primo anno è quasi impossibile, e nella maggior parte dei casi anche nel secondo anno è una prospettiva lontana. Prima del terzo anno, persino sedersi in panchina durante gli incontri può sembrare un sogno irraggiungibile. Tuttavia, nel corso del tempo, se dimostrano abilità tecniche e fisiche di livello, dovrebbero riuscire a conquistarsi un posto in squadra una volta arrivati al terzo anno.

Gli atleti meno talentuosi e quelli in esubero si allenano a parte e durante le partite finiscono per tifare dagli spalti insieme al resto della scuola, indossando rigorosamente l'uniforme del club.

Di solito, una squadra forte nel baseball liceale nasce e si dissolve nell'arco di una sola stagione. Vincere una competizione per due anni consecutivi è una grande impresa anche per un club considerato potente, poiché il ricambio annuale dei senpai (gli studenti del terzo anno) comporta una perdita significativa di giocatori chiave. Quando a settembre/ottobre i senpai titolari si congedano dal club, lasciando il posto ai ragazzi del secondo anno, l'allenatore deve ricominciare da capo la costruzione della squadra. Se riuscisse a formare una squadra competitiva fin da subito, includendo valide matricole, potrebbe avere a disposizione un patrimonio umano da sfruttare per tre anni, garantendo una certa continuità di successi. Tuttavia, è rarissimo che una scuola riesca a vincere il Kōshien per due anni di fila, o addirittura a conquistare sia il torneo estivo che quello primaverile nello stesso anno.

Da quando una matricola entra a far parte del club a partire da aprile, avere subito un ruolo nella squadra titolare le consentirebbe teoricamente di partecipare a cinque edizioni finali: tre estive e due primaverili. Tuttavia, questi casi sono rarissimi. Già arrivare una sola volta alle finali è una vittoria simbolica, mentre tornarci l'anno successivo costituirebbe una vera e propria impresa sportiva. Di conseguenza, è difficile parlare di atleti con esperienza, considerate queste circostanze.

Nei manga sul baseball, gli eventi spesso presentano situazioni improbabili create per servire una specifica trama narrativa. Gli esempi classici includono il protagonista con un talento straordinario che, da un giorno all'altro, rinforza una squadra di giocatori meno dotati; i tornei importanti in cui la stessa stella del lancio viene schierata in tutte le partite; gli atleti capaci di eseguire lanci e battute eccezionali come dei veri professionisti; e infine, il potente avversario (spesso sempre lo stesso) che viene eliminato in un emozionante ultimo inning, dopo un'epica partita fatta di continui ribaltamenti di punteggio.

Tuttavia, è importante ritornare con i piedi per terra. Nella realtà del baseball scolastico giapponese, le cose funzionano diversamente.

Partiamo dal protagonista, un lanciatore quindicenne che arriva fresco fresco dalla scuola media e si iscrive a un liceo superiore, magari accompagnato dall'amico fidato (che, guarda caso, nei manga, risulta sempre essere un ricevitore). Anche se il talento eccezionale può capitare in un piccolo liceo, di solito non si verificherebbe con tre o quattro giovani fenomeni insieme, come spesso si legge nei manga... Al giorno d'oggi, esiste una rete di scout che monitora attentamente le scuole medie, rendendo difficile che un campioncino in erba possa improvvisamente fare la sua comparsa in una squadretta. Ma ipotizziamo un caso particolare:

Caso A: Immaginiamo un ragazzino promettente che riesce a sfuggire alle lusinghe dell'allenatore del club delle medie (che gli consiglia di unirsi a questo o quell'altro club) e persino agli occhi attenti degli scout. Potrebbe decidere di non iscriversi in una scuola rinomata per evitare la concorrenza. In un club medio avrebbe maggiori possibilità di ottenere il ruolo da titolare fin da subito e godersi tre anni attivi di baseball. Giocherebbe di più, ma sarebbe consapevole delle scarse probabilità di vincere qualcosa di importante.

Al primo anno, il giovane giocatore può già contendersi un posto con i senpai del secondo e terzo anno. Dopotutto, la concorrenza è scarsa e il numero di matricole è contenuto. Il ragazzo partecipa a qualche partita e l'allenatore lo nota, decidendo di farlo giocare come titolare. Sebbene la squadra non sia considerata favorita e non disponga di una rosa ampia, chissà, grazie a una serie di eventi straordinari, potrebbe anche riuscire a vincere l'incontro giusto.

Al secondo anno, il ragazzo è già un titolare fisso e partecipa alle sue prime eliminatorie regionali che qualificano per il Kōshien. La squadra riesce a vincere uno o due turni, ma poi si scontra inevitabilmente con una testa di serie più forte e viene sconfitta. La stagione sportiva termina a metà luglio, ma c'è la possibilità di rifarsi l'anno successivo, quando il ragazzo sarà diventato un senpai titolare, promosso dal coach come membro effettivo della prima squadra.

Arriviamo al terzo anno, il momento culminante: dopo circa venti mesi di allenamenti e partite, il ragazzo ha accumulato una certa esperienza ed è pronto per l'exploit. È consapevole che tutto si giocherà durante le eliminatorie di luglio, anche se molto dipenderà dalle prestazioni dei suoi compagni di squadra. Nel baseball, è difficile che un lanciatore possa vincere una partita da solo, senza l'aiuto della squadra. Inoltre, nei tornei, giocando un giorno sì e uno no, è necessario prevedere tempi di recupero per far riposare il braccio del lanciatore.

La sua scuola esordisce alle eliminatorie e supera agevolmente il primo turno, e poi il secondo. Al terzo turno fatica un po', ma alla fine riesce a superarlo.

Proseguiamo. Se il nostro lanciatore non gestisse bene le forze, alla lunga rischierebbe di esaurire tutte le energie e incappare in una sconfitta per manifesta inferiorità, con il rischio di essere eliminato precocemente. D'altro canto, se fosse un lanciatore previdente e decidesse di dosare le sue energie, potrebbe invece uscire contro scuole dello stesso livello ai primi turni. Ecco perché diventa fondamentale avere un valido sostituto pronto a rilevare il partente in caso di difficoltà. Tuttavia, avere nel roster due o più lanciatori di talento non è affatto scontato. Spesso, durante i match, in caso di emergenza, si improvvisano lanciatori tra i giocatori esterni o, in alcuni casi, persino tra i ricevitori.

Il risultato è che il suo club avanza il più possibile, superando tre turni, ma alla fine viene eliminato agli ottavi (o, nel caso migliore, ai quarti di finale) delle eliminatorie regionali. Il ragazzo, ormai un senpai, si congeda dal club a settembre e si dedica allo studio per l'esame di ammissione all'università. Se sarà fortunato, potrà accedere a un istituto con un club di baseball, così da poter proseguire l'attività sportiva per altri tre anni prima di entrare nel mondo del lavoro.

Caso B: il ragazzino promettente decide di iscriversi in una scuola forte, ma con questa scelta il baseball passivo è subito in agguato. La scuola è frequentata da decine e decine di coetanei, più o meno talentuosi come lui, che sono arrivati da ogni parte del paese con la voglia di emergere. La concorrenza sarà spietata, poiché chiunque sia arrivato fin lì dimostra di valere qualcosa. Durante il giorno della presentazione dei nuovi iscritti, l'atmosfera si fa tesa e pesante. Le parole del discorso di benvenuto del senpai capitano, più urli che altro, servono a riportare coi piedi per terra chiunque dei pivellini si fosse presentato troppo sicuro dei propri mezzi, convincendoli che la strada verso il successo sarà tutt'altro che una passeggiata.

Durante il primo anno, il ragazzo trascorre il tempo ad allenarsi con il gruppo delle riserve, talvolta eseguendo compiti come estirpare erbacce o raccogliere le palline ribattute dai senpai durante gli allenamenti. Soprattutto, è sempre pronto a sostenere e tifare per i senpai durante gli incontri. In Giappone, la gerarchia è rigida e nessuna matricola nutre risentimenti per la sua posizione inferiore, poiché è consapevole di essere costantemente sotto gli occhi vigili di due o tre vice-allenatori, che riferiscono tutto al coach. Invece di rivendicare diritti che potrebbero sembrare teorici, le matricole si impegnano al massimo negli allenamenti e sperano nella buona sorte. Infatti, ci sono altri cinquanta compagni altrettanto talentuosi che ambiscono a scalare la classifica e ottenere l'opportunità di emergere. Anche se i primi anni possono essere difficili, è un po' come si dice comunemente, "chi la dura, la vince!"

Al secondo anno, il ragazzino compie il suo primo passo significativo: abbandona il ruolo di rookie e guadagna il riconoscimento dei diritti gerarchici. L'allenatore capo, seguendo i consigli dei vice, gli offre l'opportunità di allenarsi con i senpai. A volte, lo fa persino sedere in panchina durante alcune partite ufficiali o gli concede l'esordio in alcune amichevoli. Provare l'emozione di indossare la divisa della scuola con il proprio nome e numero stampato è semplicemente indescrivibile, e rappresenta una gratificazione per gli sforzi fatti l'anno precedente. La sua stella sta cominciando a brillare, mentre molti dei suoi compagni rimangono ancora in attesa di una simile opportunità.

Al terzo anno, la combinazione di gerarchia e talento lo consacra definitivamente come senpai e titolare. Il ragazzo è consapevole che dovrà sfruttare al massimo quei dieci mesi lunghi ma al tempo stesso brevi. Deve dare il massimo senza strafare, perché sa che anche un piccolo infortunio potrebbe farlo scivolare in panchina, pronto a essere sostituito da un lanciatore ansioso. Deve sperare che i suoi compagni titolari diano il massimo come lui, poiché tutto si deciderà ad agosto, quando giungerà al termine dell'ultima estate e si faranno le somme. Comunque vadano le cose, le lacrime non mancheranno.

Il risultato: la sua scuola avanza facilmente ai primi turni delle eliminatorie, come previsto. Poi arrivano i quarti e le semifinali, le partite che contano davvero, dove dovrà sfidare altri licei contendenti alla vittoria. Qui entra in gioco la concentrazione, la forma fisica e anche la fortuna. Se la squadra può contare su due lanciatori validi nel torneo eliminatorio, avrà maggiori possibilità di successo. Tuttavia, anche un solo lanciatore, se dosato a dovere, potrebbe farcela. Ma basta una sola giornata storta, un pasto digerito male, un problema sentimentale o un brutto voto, per sconvolgere la sua mente e compromettere tre anni di sacrifici. Una sola sconfitta e si aprirà il baratro che ingoierà per sempre la sua giovinezza. Potrebbe essere una sconfitta per un solo punto nella finale regionale, e il rimpianto e la rabbia gli toglieranno il sonno per parecchio tempo. Oppure, al contrario, la sua squadra trionferà, e lui arriverà al Kōshien, rendendo quella l'estate della sua adolescenza un capitolo supplementare grandioso per concludere i suoi tre anni di liceo.

Ad agosto cala il sipario su entrambi i palcoscenici: il ragazzo del caso B ha faticato di più ma ha giocato molto meno rispetto al suo coetaneo del caso A. Sicuramente si è divertito di meno, ma ha calcato la terra degli stadi più importanti e ha assaggiato il vero sapore del baseball che conta. Inoltre, potrebbe anche avere la possibilità di continuare in qualche prestigiosa università di Tōkyō che possiede un club di baseball. I meriti sportivi spesso possono aiutare durante gli stressanti esami d’ammissione. La sua scuola è famosa e gli scout delle università sono in agguato. Magari, invece, lo nota subito qualcuno dei professionisti, e poi chissà... il ragazzo potrebbe tornare al Kōshien presto, stavolta come giocatore prof degli Hanshin Tigers.

A novembre, i professionisti scelgono le nuove matricole durante il draft. Talvolta vengono premiati atleti che nemmeno sono arrivati al Kōshien, ma che hanno mostrato tenacità e perseveranza, dimostrando di valere qualcosa. Di norma, gli scout si rivolgono sempre agli squadroni. Quindi, se il ragazzo del caso B ha qualche speranza di proseguire con il baseball e farne una ragione di vita, quello del caso A, a meno di un miracolo, non avrà mai la possibilità di diventare un professionista. Il baseball delle scuole superiori è ancora fondamentale perché rappresenta una fucina dalla quale le due leghe professionistiche giapponesi attingono costantemente giovani atleti. Sportivamente parlando, una bella carriera scolastica nel baseball liceale giapponese può davvero cambiarti la vita!


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